America, Cambia Musica

Newyorkese, 38enne, superstar del filone techno da 10 milioni di copie a cd: Richard Melville, in arte Moby, è sceso in campo per il candidato democratico John Kerry: lo conosco molto bene, è meno carismatico di Clinton, però è leale. Questo ci vuole oggi: siamo stufi di bugie.

Di Peter Hossli Foto: Charly Kurz

mobyRichard Melville Hall, 38 anni, in arte Moby, è arrivato per la prima volta in vetta alla top ten nel 1991 con il singolo Go, ma è stato l’album Play, del 1999, inedita miscela di elettropop e vecchi brani gospel, a fare di lui il volto internazionale della musica tecno. Fra il 2002 e il 2003 ha pubblicato 18 e 18-b sides. Da allora il musicista, gettonatissimo anche nelle colonne sonore dei film di successo, approfitta volentieri delle interviste e del proprio sito per parlare, oltre che di musica, anche di ciò che accade nel mondo, esprimere il suo parere sulla realtà contemporanea e i principali protagonisti.

Nel 2003 lei si è esibito in una jam session con John Kerry. Come se la cava il candidato democratico alla presidenza con gli strumenti musicali?
Moby: Se c’è qualcuno in grado di riportare i democratici alla Casa Bianca, quello è il senatore Kerry. Però, del punto di vista musicale devo ammettere che non è particolarmente dotato.

Vuol dire che Kerry non è così bravo alla chitarra come lo è Bill Clinton al sassofono?
Moby: Clinton sa suonare il sax, ma non lo definirei certo un musicista.

Ammetterà però che Clinton riusciva a smuovere la gente, e a compattare la base elettorale come ben pochi altri…
Moby: Anche Kerry ha saputo crearsi una solida base elettorale, colpendo Bush dove gli fa più male, per esempio in tema di sicurezza nazionale. Kerry ha combattuto in Vietnam, ha grande esperienza in politica estera. E poi in questo momento la base democratica è disposta a eleggere chiunque, pur di liberarsi di Bush.

Anche lei pensa che chiunque sia meglio di Bush? Non le sembra un po’ poco come programma politico per garantirsi, a novembre, una folta affluenza alle urne?
Moby: Per come stanno le cose oggi non c’è niente che mobiliti di più la gente dell’idea di togliere di mezzo Bush. Kerry, che conosco molto bene, è meno carismatico di Clinton, però è leale, intelligente. Questo vuole oggi l’America: siamo stufi di bugie.

Lei è uno dei pochi, nel mondo della musica, a schierarsi apertamente. Perché lo fa?
Moby: Perché ho a cuore il futuro di questo Paese e del mondo.

In un’intervista ha definito l’attuale governo americano “radicale e pericoloso”. E gli esperti paragonano Bush a Nixon. Però ai tempi di Nixon la gente incendiava le auto per strada, gli studenti manifestavano. Perché oggi non accade nulla di simile?
Moby: Negli anni Sessanta il mondo era molto più semplice, c’erano solo due grosse problematiche con cui confrontarsi: la guerra del Vietnam e il conflitto generazionale. Lo slogan dei giovani era “Noi contro i nostri padri”, e Nixon rappresentava la generazione dei padri. La protesta era collettiva perché tutti ascoltavano la stessa musica, prendevano le stesse droghe e intanto si opponevano alla stessa guerra.

Anche il presidente Bush è bravo a farsi odiare, eppure la situazione rimane piuttosto tranquilla. Come mai?
Moby: La realtà contemporanea ci pone di fronte a problemi molto più complessi di un conflitto generazionale. Anche la cultura è più complicata. Abbiamo trecento canali televisivi. E ci sono foto di Bush con in testa un berretto degli ZZ-Top. Nixon non l’avrebbe mai fatto.

Contro Nixon si schierò l’intera élite culturale americana. Oggi la maggior parte dei personaggi pubblici tace…
Moby: I musicisti tacciono perché la musica pop ha perso la sua carica comunicativa. Negli anni ’60 e ’70 le case discografiche appartenevano a singoli individui, gente che lavorava con passione. Da una decina d’anni a questa parte le case discografiche sono state acquistate dalle multinazionali e hanno perso il cuore. Le star di allora (Jimi Hendrix, Bob Dylan) erano popolari perché avevano qualcosa da dire. Britney Spears e Beyoncé firmano contratti milionari perché questo fa bene ai bilanci dell’azienda, Non hanno certo messaggi da trasmettere.

Lei organizza concerti contro il presidente, ha indetto un concorso per filmati pubblicitari anti-Bush, sul suo sito web gli dà dell’inetto e dell’incompetente quasi ogni giorno, con il gruppo rap Public Enemy ha registrato il brano Make Love Fuck War… Perché ce l’ha tanto con lui?
Moby: Vuole un elenco in ordine alfabetico dei motivi? Riassumo dicendo che comportarsi con onore, agire onestamente per guadagnarsi il rispetto del popolo, è il primo dovere del presidente. Bush l’ha bellamente ignorato.

Questo, però, non fa ancora di lei un vero radicale.
Moby: Come cittadino di New York mi fa rabbia dover subire le conseguenze di una politica estera ignorante e arrogante, che serve solo a gettare benzina sul fuoco del terrorismo.

Il governo sostiene che così combatte il terrorismo.
Moby: La guerra contro l’Iraq ha creato un clima in cui il terrorismo internazionale può solo prosperare. Prima, c’erano assai meno terroristi in Iraq, ora sono decine di migliaia. Mi disturba profondamente che Bush abbia speso 100 miliardi di dollari per alimentare e rafforzare la rete del terrorismo mondiale.

Forse ha ragione, ma a quanto pare né lei né altri oppositori siete ancora riusciti a trasmettere questo messaggio ai vostri connazionali con sufficiente chiarezza…
Moby: I liberali americani hanno un grosso problema: credono che la gente voglia conoscere la verità. Lo sanno tutti, anche i repubblicani, che quello delle armi chimiche era un pretesto per attaccare l’Iraq, ma nessuno ammette di aver dato credito alla menzogne. Continuano a preferire il falso al vero.

Bush dice 50 volte che l’Iraq rappresenta una minaccia e la gente per 50 volte gli crede. Lei cosa farebbe per aprire gli occhi agli americani?
Moby: Sei mesi fa avrei detto “racconto la verità sul governo Bush, e voglio vedere chi vota ancora per lui”.

Adesso però l’esito delle elezioni non pare così certo.
Moby: Tre anni fa la metà degli americani ha deciso di credere a Bush. Per costoro qualsiasi cosa venga detta contro di lui è una menzogna. Prendiamo Richard Clarke: è il massimo esperto americano di anti-terrorismo e ha spiegato senza mezzi termini che la strategia adottata da Bush contro i terroristi è del tutto fallimentare. Una dichiarazione come questa sarebbe dovuta bastare, da sola, a far crollare il governo. Eppure, invece di dar retta a chi sa di cosa sta parlando, la gente si beve le frottole di uno che faceva l’allenatore di baseball.

Perché gli americani si ostinano a credergli?
Moby: Il 50% dei miei connazionali ha subito un vero e proprio lavaggio del cervello. Gli Usa sono divisi in due schieramenti opposti: da una parte quelli che credono a Bush, dall’altra quelli che non gli credono. Se non appartieni alla schiera dei seguaci, puoi raccontare quel che ti pare ma le tue parole valgono meno di zero.

Che cosa farà lei fino a novembre?
Moby: Mi pare di essere nel Signore degli Anelli: da una parte il regno del male dall’altra l’esercito degli straccioni che tenta di fermarlo: questa lotta continua m’ha un po’ stancato.

Come, già stanco? Appartiene anche lei alla categoria dei fuochi di paglia? Ha forse intenzione di arrendersi?
Moby: Ci sono tre cose per cui sono grato a Bush: primo, per tutti gli errori che ha commesso. Secondo, perché non è molto sveglio. Terzo, perché lui e i suoi compari sono di un’arroganza mostruosa, e quell’arroganza gli si rivolterà contro.

Ma lei, in concreto, cosa fa?
Moby: La campagna elettorale è come la guerra, bisogna mobilitare le truppe, e a questo provvedono il partito democratico e organizzazioni come Moveon.org. In più si tratta di tirare dalla nostra parte gli indecisi, confondere il nemico, e a questo ci pensa il governo Bush. Il nemico non può attaccarti se è costantemente impegnato a spegnere incendi in casa propria. La destra vorrebbe prepararsi alle elezioni in santa pace, invece deve affrontare uno scandalo via l’altro.

Ciononostante Bush rimane relativamente popolare.
Moby: Dovrebbe farsi avanti qualcun altro. Un mio sogno ricorrente è che Colin Powell salti su e dica: “Basta, non posso continuare a mentire”: per Bush sarebbe il colpo di grazia!

Negli Usa è in corso una crociata contro ciò che viene definito osceno, a torto o a ragione. I personaggi “sospetti” sono messi al bando. Non ha paura che tocchi anche a lei?
Moby: Negli Stati repubblicani la gente non li compra comunque, i miei dischi, quindi che mi boicottino o no per me non cambia nulla. Io vivo a New York, un altro pianeta rispetto al resto d’America. Tuttavia, se a novembre Bush viene rieletto, temo che anche quelli come me avranno dei problemi…

Che cosa fa se rivince il presidente?
Moby: Non me ne vado, se è questo che vuol sapere, però mi compro un bel po’ di azioni dell’industria del tabacco. Gli Stati Uniti sono sopravvissuti a Nixon e a dodici anni di Reagan-Bush. Sopravviveremo anche a questo.

Lei ha una croce tatuata sul collo e si definisce un musicista cristiano. Ma le destre cristiane sono convinte sostenitrici di Bush: non ha la sensazione di vivere un conflitto col suo stesso credo religioso?
Moby: Ciò che propugnano le destre cristiane negli Usa non ha nulla a che vedere con gli insegnamenti di Cristo. È un movimento culturale privo di ogni fondamento teologico. Cristo non ha mai parlato di omosessualità, né dei valori della famiglia. E poi era un pacifista.

Le destre cristiane oggi parlano di una guerra santa contro l’Islam.
Moby: Ciò che mi fa più paura è che anche Bush lo crede. I cristiani di destra sono fanatici che non hanno nulla a che vedere con Gesù Cristo.

Lei è impegnato in politica, la sua musica no.
Moby: Ho provato a scrivere un pezzo impegnato, ma è stato un disastro. Così da allora me ne sono fatto una ragione: la mia musica non ha nulla a che fare col mio impegno politico e sociale.

Ci sarà all’insediamento di Kerry alla Casa Bianca?
Moby: È il mio più grande desiderio. Ho profonda stima per lui.

Secondo lei che probabilità ha di farcela?
Moby: Da qui a novembre possono succedere tante cose. Quanti Richard Clarke ci sono? Che piega prende l’economia? Bush riesce a catturare bin Laden? Si verificheranno altri attacchi contro gli Stati Uniti? Kerry e soci sono pronti ad affrontare qualunque evenienza.

Che cos’ha sul suo iPod?
Moby: La musica a cui sto lavorando.

Scarica canzoni da Internet?
Moby: Non mi disturba che la gente scarichi musica illegalmente dalla rete. Io non lo faccio perché non so come si fa.

Da piccolo ha conosciuto la povertà, poi il suo album Play ha venduto dieci milioni di copie ed è diventato ricco. Che cosa significa per lei il denaro?
Moby: Abito da dieci anni nello stesso appartamento. Il denaro mi permette di mangiar fuori e invitare gli amici. Di togliermi qualche sfizio e di prendermi cura delle persone. La mia famiglia ora può stare tranquilla. Se qualcuno dei miei parenti ha un problema di salute non rischia più di perdere la casa. Sono una specie di padrino. Un patriarca, ecco.